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No borders? Ma allora volete i muri, tanti muri…

Fra le varie amenità ideologiche che la politica degli ultimi tempi ci riserva, è degna di nota l’idea “no borders” [1]:

Da Lampedusa a Calais passando per Ventimiglia, i popoli migranti vivono quotidianamente l’impossibiltà di spostarsi liberamente attraverso l’europa, alla ricerca di una vita che esuli dalla mera sopravvivenza.

Il presidio ospita soggettività ed individualità diverse provenienti da realtà ed esperienze differenti, accomunate dal desiderio di opporsi fortemente alle logiche di potere discriminatorie per rivendicare il diritto alla mobilità, non solo per i migranti, ma per tutti quelli che quotidianamente vedono minacciata o limitata la propria libertà.

Niente confini, niente controlli, tutti liberi di muoversi come e dove si vuole. Così radical e chic, vero? Solo una curiosità: ma voi, a casa vostra, i muri e le porte li avete? E perché mai, di grazia?

 

—- Abbattere le frontiere? —-

Nell’attuale dibattito sui flussi migratori si possono assistere a fenomeni molto divertenti. Si parte dagli antifascisti di professione che usano tecniche fasciste per tacitare il dissenso

Manca solo il manganello, per ora almeno. Ma si arriva alla fine alla confusione, tanta, tantissima confusione. Non si comprende, ad esempio, che multietnico e multiculturale non sono affatto la stessa cosa. Nel primo caso si ha a che fare con un fenomeno che era già vecchio ai tempi dei romani dato che l’Italia è un paese multietnico da sempre. Se si considerano pure le specie umane non ci siamo fatti mancare nulla in Europa, si veda la coesistenza fra il Cro Magnon e il Neanderthal. Per quanto riguarda il multiculturalismo, invece, si prevede [2]

Orientamento politico e sociologico volto a promuovere il riconoscimento e il rispetto dell’identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società odierne.

Così moderno e cool, vero? Va bene. In Europa alcuni paesi hanno già legalizzato i matrimoni fra persone delle stesso sesso. Ecco a voi, ora, il trattamento riservato per gli omosessuali in questi ameni paesi del terzo mondo:

 

Dal giallo all’amaranto: dal carcere alla pena di morte per gli omosessuali
Fonte: Wikipedia

E i colori vanno da “galera” a “pena di morte”. Un mondo senza confini è un mondo dove i matrimoni fra persone dello stesso sesso dovrebbero convivere con chi, gli omosessuali, li ammazza. O, ancora, dovremmo avere nello stesso posto chi non crede o crede in un dio differente e chi ritiene suo dovere uccidere gli infedeli, chi ritiene che le donne possano vivere indipendentemente e chi pensa che le puttane in pantaloncini debbano essere picchiate e stuprate. Secondo voi come può finire una cosa del genere? Senza confini le vittime non possono mettersi al riparo dai carnefici.

 

—- Per costruire i muri! —-

Come può finire, si diceva. O i violenti prevalgono o le vittime si organizzano creando una barriera fra loro e i loro carnefici. In pratica avete cancellato i confini per erigere muri, tanti muri quante sono le inconciliabili differenze culturali in conflitto fra loro. A loro volta le insormontabili differenze culturali – perché qui non si parla se mangiare la pizza o il sushi, quello è nulla – portano le persone a stare con i propri simili sia per una questione di vedute comuni sia per una questione di sicurezza. Non a caso il multiculturalismo alla inglese ha portato alla creazione di ghetti sia etnici sia culturali. Non male, davvero.

Mi ero giò occupato della cosa in passato, ma riprendiamo la definizione di società da parte della sociologia [3]:

Una società si configura come un gruppo di ampie dimensioni, durevole e capace di soddisfare le esigenze materiali dei propri membri e di assicurare la riproduzione dei valori e delle regole di condotta elaborati dalla comunità. Una società è perciò tale soprattutto in quanto esprime una cultura o meglio, in coerenza con una simile impostazione, più culture. Non dovremmo inoltre parlare di una generale (e generica) società, bensì delle società in cui si organizzano nel tempo e nello spazio le forme di convivenza e le strategie di comunicazione fra individui che accettano un qualche vincolo di solidarietà (formale o informale, come nelle società primitive o precontrattuali).

Una società per rimanere integra necessita di valori condivisi e lo stesso vale, per quanto possa sembrare strano, per una società pluralista. Anche qui si deve avere la certezza che tutti i gruppi sociali/culturali accettino la regola fondante di questo tipo di società: la libertà di essere come si vuole senza però danneggiare il prossimo osservando le regole che la società stessa si pone. Chi non ottempera a questa regola entra nell’ambito della devianza o, se preferite, delle patrie galere.

L’abolizione dei confini, pertanto, garantirebbe l’afflusso senza controlli non solo di persone che non possono essere assimilate dal punto di vista economico, ma anche di persone la cui cultura di orgine le pone in assoluto contrasto con leggi, usi e costumi di nazioni forgiate da secoli di storia. E vista la evidente mancanza di volontà di integrazione – si legga assimilazione – da parte di una bella fetta di immigrati, che rimane? Ricordo soltanto che l’idea di mediazione presuppone un punto di incontro fra le parti: si decide che le donne in minigonna non vanno stuprate ma che comunque non possono uscire di casa? E le femministe nostrane che ne pensano?

 

—- Senza confini? Meglio gli Stati —-

La questione del “no borders” ha un’altra dimensione: quella economica e, quindi, quella statale. I confini non limitano solo le persone, ma anche i capitali e le aziende. O, meglio, lo facevano [4]:

VICENZA – La Campagnolo, uno dei marchi più prestigiosi al mondo nel campo dei componenti per biciclette da corsa e non, delocalizza in Romania e annuncia il licenziamento di 68 lavoratori a Vicenza. Ne danno notizia Fim Cisl – Fiom Cgil. «Nell’incontro che si è svolto mercoledì 21 la direzione aziendale – spiegano i segretari delle due organizzazioni sindacali Maurizio Montini e Maurizio Ferron – ha annunciato ai rappresentanti dei lavoratori e a Fim e Fiom l’intenzione di procedere con una pesante ristrutturazione che colpisce la casa madre di Vicenza, cioè lo stabilimento principale del gruppo. Una ristrutturazione che prevede la delocalizzazione negli stabilimenti della Romania di una parte delle attività produttive ed il conseguente esubero di 68 lavoratori vicentini, in larga parte operai».

E così da un lato abbiamo la concorrenza lavorativa in un contesto di liberalizzazione dei salari, con relative aste al ribasso, dall’altra abbiamo aziende che delocalizzano licenziando o che con la sola minaccia di farlo ottengono di tagliare e decurtare. Ma poi ci tocca leggere cose del genere [5]:

A certificarlo è stato uno dei più affermati istituti di ricerca, il McKinsey Global Institute. Le prossime generazioni potrebbero essere più povere dei loro genitori. Quasi i due terzi della popolazione dei 25 Paesi più industrializzati, ha notato Martin Wolf sul Financial Times, hanno avuto tra il 2005 e il 2014 guadagni da salari o capitale inferiori al passato. A soffrirne di più sono Italia e Usa. Nel nostro Paese il fenomeno ha riguardato il 97% delle famiglie, contro l’81% degli Stati Uniti e il 63% della Francia. Riuscire a individuare cosa ha determinato questo altro triste primato dell’Italia sarebbe di grande aiuto. […] La volontà di intraprendere è stata agevolata? Il merito è stato premiato o continuamente negato? Nessuna meraviglia che l’Istat abbia certificato che sono oltre 100 mila i laureati italiani fuggiti all’estero, un numero sicuramente inferiore alla realtà vista la quantità di giovani che comunque mantiene la residenza italiana.

Non è difficile immaginare le cause del fenomeno, specie se fra quei 100mila laureati al’estero ci sono italiani che svolgono le stesse mansioni che avrebbero svolto in Italia e sempre per il mercato italiano, ma a uno stipendio minore. Perché il servizio è stato delocalizzato, altro che meritocrazia (che non vuol dire niente, ricordiamo).

I confini, insomma, servono e laddove lo Stato latita i danni si vedono. E non solo perché dove lo Stato non esiste come in Somalia e in Afghanistan la gente esce di casa con un AK47 in mano. Ma se per ora hai un buon lavoro, abiti lontano dagli immigrati e puoi sempre entrare in una gated community [6]

Le g. c. sono infatti aree residenziali, generalmente in contesti urbani, alle quali è impedito l’accesso o il transito a chi non vi sia residente o che da un residente non sia stato invitato a entrare. La cesura spaziale è realizzata mediante sistemi di recinzione (muri, inferriate, canali o altri dispositivi), vigilati e presidiati a ciclo continuo da operatori di polizia privata anche attraverso l’uso delle tecnologie più sofisticate.

Puoi giocare a fare l’umanitario. Specie se ignori i più basilari elementi di sociologia, storia, economia. Tanto il culo in gioco è sempre quello degli altri… per ora.

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[1] Cfr. https://noborders20miglia.noblogs.org/chi-siamo/.

[2] Cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/multiculturalismo/.

[3] Cfr. http://www.sapere.it/enciclopedia/societ%C3%A0.html.

[4] Cfr. http://www.ilgazzettino.it/home/la_campagnolo_delocalizza_romania_mobilita_68_lavoratori-823720.html.

[5] Cfr. http://www.corriere.it/economia/leconomia/17_agosto_07/lavoro-merito-errori-future-generazioni-d9bc713c-7b34-11e7-8e8c-39c623892090.shtml.

[6] Cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/gated-community_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/.

4 commenti su “No borders? Ma allora volete i muri, tanti muri…

  1. magiupa
    9 agosto 2017

    intanto mio fratello a perso un ingaggio in africa perchè gli hanno rifiutato il passaporto…deve prima regolarizzare le sue pendenze con lo stato,si vede che disoccupato è meglio…nn andate in africa a rubare il lavoro ai laureati africani!!

    • Charly
      12 agosto 2017

      Dovrbbe provare ad usare un gommone 😀

      • magiupa
        12 agosto 2017

        per forza,qualcuno visto il diniego alla richiesta di passaporto si è premunito di fargli ritirare pure la carta d’identità per apporvi la dicitura non valida per l’espatrio,ora non può andare neppure all’interno dell’unione,il gommone resta l’unica opzione…è che dubito che le ong lo salvino.

  2. Pingback: Qual è il valore della cittadinanza nell’epoca dei diritti umani e della globalizzazione? | Charly's blog

I commenti sono chiusi.

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Questa voce è stata pubblicata il 8 agosto 2017 da in società con tag , , , , , , .
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