Charly's blog

HR e dintorni: esistono CV più efficaci di altri?

L’Italia è un paese che in ambito professionale e nel settore HR presenta, fra gli altri, due fattori:

  • elevata disoccupazione strutturale e duratura nel tempo;
  • totale analfabetismo del mondo e delle pratiche HR;

Il risultato che viene fuori combinando questi due fattori è la produzione di curiose richieste o idee come quella che si possa scrivere CV più efficaci di altri tali da catturare l’attenzione del Recruiter. La cosa di per sé non è neppure errata ma si corre il rischio di fraintendere il tutto se non si conocono i processi HR. Per dirne una, anche il tanto vituperato formato europeo può essere tremendamente efficace. Vediamo il perché.

 

—- Il processo HR: come funziona —-

Partiamo dalle basi: tutti i processi di selezione partono sempre da un input esterno rispetto all’ufficio HR. Per le grandi aziende strutturate saranno il Manager o il Supervisor a richiedere l’avvio di una ricerca, in una realtà più piccola sarà l’imprenditore (quando non si rivolge ai legami deboli personali per ovviare alla mancanza di un dipartimento HR).

Il primo contatto fra chi chiede e chi deve cercare un profilo è finalizzato a:

  • delineare il profilo ricercato (persona, skills);
  • valutare la disponibilità del budget;
  • varie ed eventuali (quando il Manager è disponibile per un colloquio, ad esempio);

Se vi imbattete in un profilo assurdo – neolaureato 16enne con dieci anni di esperienza – non prendetevela con l’HR Specialist di turno, si limita a cercare quanto indicato… Altri fattori come i limiti d’età, invece, nascono da effetti distorsivi sulle dinamiche di mercato come l’apprendistato o varie misure ad hoc per determinati gruppi di persone (categorie protette, anziani, disoccupati di lungo corso).

Nel mondo delle fantasie di qualche fantagenio in giacca e cravatta, dopo aver pubblicato l’annuncio dovrebbero arrivare centinaia e centinaia di curricula di persone perfettamente in linea con il profilo ricercato e tutte disponibili a lavorare gratis perché “hanno la passione per il lavoro” o altre idiozie del genere. Peccato solo che nel mondo reale i tempi di selezione possono essere anche piuttosto lunghi e pur avendo decine di candidati nessuno di questi potrebbe andare bene per questo o quel motivo.

Ci si deve assolutamente levare dalla testa due miti che non hanno nessun contatto con la realtà:

  • la corsa all’eccellenza: la NASA cercherà per Marte il meglio del meglio, ma l’azienda media cerca una professionalità coerente con il budget a disposizione. Una pizzeria che cerca un pizzaiolo si accontenterà di una persona in grado di ricoprire la mansione e non può permettersi un cuoco cinque stelle Michelin che, comunque, non serve;
  • la battle royal del lavoro: idea gemella della prima, si tratta della curiosa convinzione che nel mondo del lavoro ognuno sia in competizione con il resto del mondo e solo i migliori sopravvivano. Ma è una scemenza sia perché non siamo in competizione con tutto il mondo (barriere linguistiche, nazionali, geografiche) sia perché molte posizioni sono per loro natura mediocri e destinate a un profilo mediocre;

A cui aggiungere gli andamenti del mercato. Talvolta pur avendo ricevuto 200 curricula non ci sarà nessun profilo idoneo, altre volte pur disponendo una manciata di profili saranno tutti adatti. Il che ci porta al fatidico quesito: come scegliere?

 

—- A che serve il CV? —-

Quando mi imbatto nei vari consigli sul formato dei CV o sulla necessità di inserire foto o qualche altra diavoleria, mi par di capire che in molti ritengono un professionista HR come una persona che scarta o considera i CV se sono colorati o carini. Solo una domanda: ma voi paghereste una persona che non valuta il profilo professionale ma il formato del CV? Difficile, no? Il CV efficace, allora, non è altro che quello di una persona che corrisponde al profilo ricercato, nulla più nulla meno.

Da questo punto discendono due conseguenze:

  • se non si corrisponde al profilo ricercato non c’è alchimia curriculare che tenga e la balle hanno le gambe corte in ambito professionale;
  • per capire se si corrisponde al profilo ricercato c’è un punto imprescindibile: la chiarezza. Leggendo il CV lo specialista HR deve poter capire chi siete, cosa avete studiato, cosa avete fatto, cosa sapete fare;

Il CV efficace, quindi, è quello di facile lettura e completo, non quello con il layout personalizzato con i cuoricini. Il formato del CV, inoltre, è influenzato anche dal profilo professionale:

  • un profilo entry level non avrà particolari esperienze lavorative e può dare un maggior risalto alla sezione dedicata all’istruzione (sperando che gli studi siano coerenti con la posizione lavorativa);
  • un profilo professionale deve mettere l’accento sull’esperienza lavorativa ed eventuali skills perché sono il fattore discriminante in un contesto di parità formativa;
  • un profilo senior potrebbe, per brevità, sfrondare alcuni dettagli per non allungare troppo il brodo;

Nella descrizione del ruolo ricoperto o che si è ricoperto, infine, si deve essere altrettanto chiari descrivendo le mansioni ricoperte e i risultati ottenuti senza dimenticare i dati più ovvi (nome azienda e periodo di tempo).

Ma si può scrivere il tutto in una singola pagina di CV? Dipende da due fattori quali il formato adottato e il proprio profilo. Un CV formato europeo, per dire, potrebbe essere molto chiaro se vengono eliminati alcune fattori inutili:

Se guardiamo l’esempio possiamo notare che se manteniamo gli elementi della colonna di sinistra occuperemo più spazio rispetto a scrivere le stesse informazioni in modo compatto. Il CV europeo, in effetti, può essere di semplice lettura ma ha un pessimo utilizzo dello spazio. Altri formati più moderni riescono a tenere tutto in una pagina grazie a un uso più estensivo dello spazio.

Per quanto riguarda il profilo, ovviamente, una seniority maggiore avrà difficoltà a scrivere tutto in una pagina e, per quanto mi riguarda, non è un problema superare la mitica pagina singola se si forniscono informazioni utili per il profilo.

 

—- Ma il CV non è tutto —-

In un’epoca alla ricerca di risposte semplici per problemi complessi, è bene ricordare che il CV è essenziale per accedere alle fasi successive della selezione salvo poi perdere progressivamente di importanza. Il colloquio, infatti, sarà determinante in un contesto che vede, magari, una sostanziale parità di profili professionali. E qui entrano in gioco la dimensione umana ed eventuali richieste particolari del management come la preferenza per determinate skills o caratteristiche professionali. E, di nuovo, in caso di preferenze verso determinati profili psicologici c’è poco da fare.

Ripetiamo ancora una volta:

Il profilo lavorativo di successo è quello che corrisponde al profilo ricercato in quel momento. E se il CV spicca fra tutti è grazie al profilo e non al formato!

Non esiste, allora, un CV o un profilo valido in assoluto ma – e qui temo di deludervi – è tutto relativo. Alla fin fine il mondo HR non è descrivibile tanto come una competizione quanto piuttosto come a un puzzle dove i selezionatori cercano il pezzo mancante. E se non siete quel pezzo non vuol dire che non andate bene in generale, solo non potete completare quel particolare puzzle.

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 27 giugno 2019 da in HR con tag , , .
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