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Ma perché l’egemonia culturale della Sinistra italiana non riesce a portare la Sinistra al potere?

Uno degli elementi più noti e banalizzati all’interno del pensiero politico della Sinistra 900ntesca è quello di egemonia culturale [1]:

L’egemonia culturale, quindi, sta a indicare che, attraverso la capacità di orientare la mentalità, l’elaborazione simbolica, gli stili di vita e i linguaggi della «massa popolare-nazionale», «i gruppi dirigenti» stabiliscono «rapporti più intimi» con essa. In altre parole, consolidano e stabilizzano la loro supremazia.

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«La supremazia di un gruppo sociale si manifesta in due modi, come “dominio” e come “direzione intellettuale e morale” (…). Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere e anche se lo tiene fortemente in pugno, diventa dominante ma deve continuare a essere anche “dirigente”». Egemonia culturale vuol dire, dunque, «direzione intellettuale e morale»; ovvero, creatività del potere e capacità di chi lo esercita di soddisfare esigenze fondamentali, materiali e spirituali, del popolo-nazione.

Se imponi il tuo sistema valoriale vinci le elezioni perché non si vota in base alle soluzioni pratiche ma professando principi e valori. Semplice, no? Se solo non fosse che la realtà è molto più complessa…


—- Egemonia culturale vs soft power —-

Un termine prossimo all’egemonia culturale ma non del tutto sovrapponibile è quello di soft power [2]:

Espressione coniata negli anni Novanta del 20° sec. dallo scienziato politico statunitense Joseph Nye per definire l’abilità nella creazione del consenso attraverso la persuasione e non la coercizione. Il potenziale d’attrazione di una nazione, infatti, non è rappresentato esclusivamente dalla sua forza economica e militare, ma si alimenta attraverso la diffusione della propria cultura e dei valori storici fondativi di riferimento.

Ma ci sono differenze notevoli. Il soft power riguarda il rapporto fra Stati mentre l’egemonia culturale viene applicata nel rapporto fra classi all’interno della cornice teorica marxista. Il soft power, poi, presenta un carattere fortemente seduttorio che può far leva sulla semplice ammirazione ma che esprime la propria effettiva potenza nella possibilità di farsi assimilare ed essere parte della cultura egemone. Gli USA nel 20simo secolo ne sono l’esempio più lampante – e prima ancora lo era l’Impero Romano – e l’eccezionalismo americano è ben rappresentato da questo discorso di Reagan [3]:

A man wrote me and said: “You can go to live in France, but you cannot become a Frenchman. You can go to live in Germany or Turkey or Japan, but you cannot become a German, a Turk, or a Japanese. But anyone, from any corner of the Earth, can come to live in America and become an American.”

Yes, the torch of Lady Liberty symbolizes our freedom and represents our heritage, the compact with our parents, our grandparents, and our ancestors. It is that lady who gives us our great and special place in the world. For it’s the great life force of each generation of new Americans that guarantees that America’s triumph shall continue unsurpassed into the next century and beyond. Other countries may seek to compete with us; but in one vital area, as a beacon of freedom and opportunity that draws the people of the world, no country on Earth comes close.

Roba che russi – persino all’epoca dell’URSS – e cinesi si sognano. L’Impero USA ha funzionato egregiamente finché ha espresso con forza la propria missione imperiale – Manifest Destiny, American Way of life – veicolato da quell’impareggiabile strumento di propaganda che è Hollywood. Al giorno d’oggi, ahiloro, si intravedono le prime crepe nel muro a causa delle Identity politics che ben lungi dal costruire una società migliore in termini pratici si limitano a promuovere il Medio Oriente – area multietnica, multiculturale e multireligiosa per la cronaca – come modello di società. Ma chi è colpa del suo mal…

Nella cornice teorica della sinistra 900ntesca, invece, l’egemonia culturale è lo strumento di oppressione della classe dominante. Dato che ai comunisti il concetto di “mobilità sociale” è sempre stato difficile da comprendere, l’egemonia serve per nascondere i rapporti di forza fra le classi orientando il comportamento nazionale in base agli interessi della classe dominante e cristallizzando i rapporti fra le classi nella dinamica dominanti/dominati. Se nasci proletario muori proletario, se nasci borghese muori borghese.

Ma quali sono gli strumenti d’imposizione dell’egemonia culturale? Quelli che permettono la veicolazione di principi, valori, modi di dire e usanze, costumi. Considerata l’epoca storica, quella Contemporanea, ecco qui:

  • La scuola;
  • I media: i giornali, la radio e poi la televisione, oggi internet;

La tecnologia, in effetti, ha permesso per la prima volta la possibilità di estendere l’omogeneità culturale sull’intero territorio statale mentre un tempo all’interno dello stesso regno potevano esistere lingue o culture differenti. Non è un caso se lo Stato-Nazione è la più elevata espressione geopolitica della nostra epoca e sopravviverà agli Imperi del nostro secolo – USA, Cina, Russia, su scala minore la Turchia e l’Iran, Brasile e India non pervenuti – e alle future guerre civili, pardon, società multiculturali dell’Europa Occidentale.

Da qui la chiave di volta per la rivoluzione, kompagni: basta prendere possesso dei centri di produzione e accesso/smistamento della cultura e i proletari voteranno in base ai nostri desideri&capricci. Troppo bello per funzionare? In effetti decenni di egemonia culturale di sinistra in Italia non hanno mai prodotto un’affermazione politica o valoriale netta di quell’area politica. Perché?


—- La scuola? Riprovaci, Kompagno —-

Uno dei feudi più feudosi della Sinistra italiana è la scuola italiana in particolar modo nel mondo universitario, nei licei e nella scuola primaria e secondaria. Degno di nota, in particolar modo, sono le facoltà umanistiche che sono la ridotta della Sinistra soffocando sistematicamente il dibattito e ostracizzando gli elementi dissezienti. Si chiama egemonia culturale, è vero, ma a me sembra solo un comportamento mafiosetto. Che volete, sarò un “poppppulista!!1!”.

La logica di farsi gli elettori fabbricandoli con la scuola è suadente ed efficace. Ai gesuiti è attribuita l’idea “datemi un bambino e vi mostrerò che uomo sarà” proprio per evidenziare le potenzialità dell’educazione. Se preferite la poesia inglese, eccovi Wordsworth:

The Child Is Father of the Man

Generazioni e generazioni abbeverate alla fonte della Sinistra avrebbero dovuto garantire il successo a ogni tornata elettorale. E, invece, eccoci qui. Perché?

Beh, per iniziare l’egemonia culturale della Sinistra non è assoluta. Comincia bene alle elementari, s’incrina alle medie e si perde alle superiori. Facile essere di sinistra al liceo, meno se studi al professionale e presto avrai a che fare con le tasse, la burocrazia e le leggi scritte male e peggio applicate. E con il successo: incredibile a dirsi ma lavorando puoi fare i soldi. E quando hai i soldi in tasca l’idea della redistribuzione della ricchezza perde fascino mentre ne assume, anche parecchio, quella di profitto. Come si diceva un tempo, se a 16 anni non sei di Sinistra sei senza cuore, se a 30 non sei di Destra sei senza cervello.

Rimane l’università ma le percentuali dei laureati non sono entusiasmanti [4]:

Li puoi pure sinistrizzare a Lettere e filosofia – davanti alla mia università c’era sempre il tizio che voleva appiopparti Lotta Comunista –  ma saranno sempre meno di quelli che un tempo si definivano proletari. Anche se si deve notare che nelle facoltà tecniche la Sinistra 900ntesca domina grazie a un miscuglio di autopercepita superiorità morale, ignoranza delle tematiche proprie del dibattito pubblico e arroganza causata dal possesso di un pezzo di carta.

Ma se anche il dominio, pardon, l’egemonia culturale della Sinistra fosse assoluta nel mondo scolastico rimarrebbe comunque il problema che le persone crescono, cambiano. Forgiare i bambini a propria immagine e somiglianza non è garanzia di successo perché una volta raggiunta l’adolescenza avranno l’impulso di ribellarsi allo status quo – per questo gli anni radicali che stiamo vivendo stanno solo preparando la svolta conservatrice del decennio prossimo – e una volta raggiunta l’età adulta avranno a che fare con la vita reale e non con i banchi di scuola. E che succede se i valori e i principi in cui credono si rivelano inadatti? D’altronde la crisi della scuola italiana è tutta qui, la sua palese inutilità. Non solo nella vita professionale ma persino nel mondo scolastico: non c’è rapporto diretto fra i risultati scolastici delle superiori e l’università. Non si rispettano gli inutili come i docenti hanno scoperto nell’ultima generazione.


—- Il fantastico mondo dei media rossi —-

Ma la scuola non è tutto e abbiamo anche i media. E sorpresa? Il mondo dell’editoria è a trazione sinistrorsa e seppur a livello inferiore anche quello editoriale. Ma i piani perfetti si scontrano con le dure repliche della realtà [5]:

Gli italiani, si sa, leggono poco. Colpa della scuola italiana, in realtà. L’aver selezionato precocemente gli studenti fino ai primi anni ’70 ha lasciato in eredità generazioni e generazioni di persone dotate di bassi livelli di alfabetizzazione [6].

E l’aver adottato un sistema scolastico tripartito dove le abilità di lettura sono essenziali al liceo, meno ai tecnici e poco o nulla ai professionali ha messo la parola fine al sogno della repubblica delle lettere. La maggior parte degli italiani non è mai andata oltre al sussidiario scolastico senza aver mai preso in mano un saggio di 500 pagine. Come si possa pretendere a un 50enne con la terza media di essere in grado di compendere un saggio specialistico – con ogni paragrafo che pressupone conoscenze pregresse anche solo per capire l’argomento – francamente mi sfugge.

Ma se i libri richiedono un livello minimo di abilità per essere letti, la televisione è il vero medium universale: basta sedersi, accendere l’apparecchio e si potrà vedere tutti i pogrammi. Con l’eccezione degli approfondimenti politici o dei documentari più complessi, mal che vada. E il mondo televisivo è la realtà dove la Sinistra ha zoppicato per almeno 30 anni a causa dell’ovvio duopolio Rai/Mediaset. E manco la Rai è un feudo rosso visto che è in condivisione con gli altri partiti. Niente egemonia culturale sul piccolo schermo ma discreta sul grande schermo cinematografico. Se solo non fosse che, di solito, il pubblico non guarda i film impegnati pagati dai fondi pubblici. E qui ritroviamo lo stesso problema del mondo editoriale: li puoi anche scrivere i libri o girare i film rossi ma se nessuno li legge e guarda…

Rimane internet – dai siti ai social media – ma per sua natura la rete è un mondo policentrico, caotico, aperto a nuovi contributi. Troppa concorrenza e l’impossibilità di creare dei gatekeepers efficaci – non basta produrre cultura bisogna controllare anche l’accesso alla produzione per conseguire l’egemonia culturale – rendono impossibile l’imposizione di un canone a cui tutti devono conformarsi. L’isteria sulle fake news e l’hate speech nasce unicamente dal fatto che i detentori dell’egemonia culturale nei media non riescono a ripetersi nella rete. Non mi credete? Avete mai letto l’Unità degli anni d’oro del PCI?

Internet può dare l’idea che sia una realtà a trazione destrorsa ma è un’illusione, la rete pullula di contenuti sinistrati, Twitter su tutti. Semplicemente la narrazione della paura della Sinistra di inizio secolo richiede un nemico, un pericolo tendenzialmente disumanizzato da combattere per esistere. Da qui l’attenzione eccessiva del mondo televisivo – che nella sua componente talk show è a trazione rossa con le eccezioni di Mediaset – verso la minaccia nera. Con il risultato di falsare la percezione ingigantendo un mondo di nicchia e privo di reale potere. Migliaia di teste rasate non hanno potere, Confindustria o i sindacati sì.


—- Il vero nemico dell’egemonia culturale: la realtà —-

Analizzati i fattori che hanno frenato l’imposizione dell’egemonia culturale nel nostro paese – nel caso specifico di Sinistra ma si potrebbe fare lo stesso discorso con una di Destra – si potrebbe pensare che sarebbe comunque fattibile imporre un dominio culturale se non totale almeno parziale. Beh, a essere sincero dubito che una cosa del genere si possa fare. Al netto dei fattori che promuovono l’incessante diversità culturale:

  • influenze esterne;
  • ricambio generazionale;
  • un vero e proprio fenomeno di “speciazione culturale” su scala geografica e cronale;

Il problema dell’idea dell’egemonia culturale è che sottovaluta enormemente le dure repliche della realtà e il fattore adattivo dei principi e dei valori. Trovo sempre divertenti le persone che straparlano di valori perché sono rimaste a un’epoca pre-Contemporanea: belli ‘sti valori ma da dove vengono? Sulla Tavola periodica li metto prima o dopo l’idrogeno? Di solito si ovvia la problema con la metafisica ma non è una grande trovata: per spiegare quel che si capisce poco ci si inventa delle cose che capiamo ancora meno o che non possono essere definite.

O più banalmente potremmo ipotizzare che le stesse forze che hanno agito sul pollice opponibile hanno influito anche sul mondo culturale. La cultura umana è chiaramente di derivazione biologica e su questa base poi interviene la riflessione razionale che permette di modificare fino a un certo punto il materiale di partenza. E come ogni cosa a questo mondo anche i valori e i principi sono chiamati alla resa dei conti con la realtà, il fenomeno che io chiamo Grande Filtro mutuando l’idea dall’astrofisica. Belle idee le tue, ma se le mettiamo in pratica? E se sei tui a sperimentarle in prima persona pagando lo scotto nel caso?

Detto in termini più semplici: ma i valori e i principi che si promuovono sono efficaci? Funzionano a contatto con il mondo esterno? Se un set di principi/valori sono efficaci in un determinato contesto storico avrò tutto l’interesse ad adottarli e se non lo farò ne trarrò danno. E puoi cantarla quanto vuoi l’egemonia culturale ma se non funziona e ti schianti contro la realtà o cambi o ti estingui. Quale che sia la storiella che la scuola e i media raccontano. A proposito, avete notato che sia la scuola sia i media sono in crisi nera, vero? Indovinate perché (spoiler: Grande Filtro).

Davanti al fallimento adattivo della Sinistra nostrana – di economia capiscono poco, di geopolitica nulla, di sociologia hanno frainteso tutto – rimangono due tattiche:

  • il classico frocismo con il culo altrui;
  • il welfare;  

Nel prima caso basta ricordare quanto le espressioni culturali siano anche espressione di interessi materiali. Prendiamo il ceto medio istruito e vagamente internazionale per via del mitico Erasmus durante gli anni universitari. Parliamo delle persone che affollanno i concerti e i cinema consumando prodotti che esaltano i ribelli, l’anticonformismo – con il paradossale esito di esprimere la propria unicità dimostrando gli stessi gusti di milioni di persone, magia del conformismo dell’anticonformismo – ma che poi si guardano bene dal mollare le professioni meglio pagate del mercato del lavoro, quelle in giacca e cravatta. Si indignano per i “privilegi” ma poi non rassegnano le dimissioni a favore dello svantaggiato di turno. Sono per il mondo senza confini essendo ben consapevoli che dalla mobilità internazionale loro ci guadagnano, le persone meno istruite no. Sono a favore dei poveri ma possono distanziarsi dalla schiuma della terra grazie all’affitto: se ottieni i lavori migliori hai anche un reddito maggiore. E mal che vada si può sempre adottare le gated community con rigorosa selezione all’ingresso per reddito e valori. I poveri e gli ultimi sono belli, eh, ma ancor di più al di là del cancello. Tanto sono razzisti e populisti, non vale darsi pena per loro.

La seconda tattica è l’appoggiarsi al welfare: la realtà è cattiva e non sei in grado di cavartela da solo? Impiego pubblico, sussidi, piagnisteo contro il neolibbberismo – in un paese dove la spesa pubblica supera il 50% – e il ruolo salvifico della cultura che non può sottostare ai ricatti del mercato. E via, problema risolto. Finché l’economica regge, s’intende.

Per concludere, l’egemonia culturale della Sinistra italiana non è assoluta non riuscendo a raggiungere ampi strati della popolazione via i tradizionali canali di infiltrazione (mondo editoriale su tutti) e non potendo raggiungere l’egemonia sui nuovi media a causa della loro natura policentrica e caotica. Ma, soprattutto, l’egemonia culturale non regge al Grande Filtro non essendo i valori e i principi che propala idonei a funzionare nel mondo reale. Da qui la necessità di far leva sul welfare e l’impiego pubblico per pararsi le chiappe o sull’ipocrisia di persone che professano valori che poi si guardano ben dal mettere in pratica. Facile essere per l’accoglienza quando il conto lo paga lo Stato e le periferie dove abitano le persone meno istruite e più vulnerabili sul piano occupazionale. Persone a cui, guarda caso, l’egemonia culturale della Sinistra nulla dice. Grande Filtro, no?


P.S.

La dicotomia tradizionale Destra/Sinistra ha perso la sua capacità di lettura della realtà e io guarderei le posizioni politiche – progressita, conservatore, liberale, socialista, eccetera – e non la posizione in Parlamento. Ma la politica italiana, al netto del M5S, si ostina a usare i termini obbligandomi ad adottare la stessa terminologia.


Approfondimenti:


[1] Cfr. https://www.italianieuropei.it/en/la-rivista/archivio-della-rivista/item/1621-egemonia-culturale.html

[2] Cfr. https://www.treccani.it/enciclopedia/soft-power_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/

[3] Cfr. https://www.reaganlibrary.gov/archives/speech/remarks-presentation-ceremony-presidential-medal-freedom-5

[4] Cfr. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Educational_attainment_statistics#:~:text=In%202020%2C%2081.4%20%25%20of%20people,74%20(see%20Table%201).

[5] Cfr. https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/edn-20180423-1

[6] Cfr. https://www.istat.it/it/files/2016/12/02-Istruzione-formazione-BES-2016.pdf

3 commenti su “Ma perché l’egemonia culturale della Sinistra italiana non riesce a portare la Sinistra al potere?

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Questa voce è stata pubblicata il 16 novembre 2021 da in politica con tag , , .
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